possa disporre di un lavoro minimo garantito dalla società. Attenzione: non semplicemente ed esclusivamente un reddito minimo garantito, un sussidio di disoccupazione. Facendo affidamento solo su di uno strumento sociale di questo tipo, ci ridurremmo come accettassimo una elemosina, considerato che la vera ricchezza non consiste tanto nel denaro quanto nel lavoro stesso, non nell’isolamento ai margini, venendo poi scagliati inermi in uno spietato mercato del lavoro, ma in un'attiva, certa e serena integrazione all’interno della società. Parliamo invece dell'ipotesi di dotare ognuno su questa Terra di una attività minima garantita dalla società, valida a tutti gli effetti, di produzione, distribuzione, amministrazione, ricerca o che altro, tale che glie ne derivi un reddito ed un potere civico certi. Non sarebbe meraviglioso? Che forse la stragrande maggioranza dei guai di questo mondo non scomparirebbe quasi all'improvviso, il cedere umano al male derivando generalmente più dalla necessità, e dalla continua ingiusta esclusione di cui si è fatti oggetto, che da un'innata attitudine propria? Ebbene, se questo ideale non ci appare errato nello scopo, se intravvediamo come e quanto profondamente potrebbe migliorare la nostra stessa vita in una società che assumesse un sistema organizzativo degno di questo nome, allora è forse il caso che compiamo un primo decisivo passo verso questa direzione. Il primo passo è certo quello di prendere coscienza che le risorse fondamentali di un Paese, a partire dal lavoro, vanno equamente condivise tra tutte le persone della comunità. Il primo passo, quasi obbligato, è quello di una netta evoluzione del Pubblico Impiego che da proprietà esclusiva di pochi deve divenire risorsa realmente aperta e distribuita all’intera società. Il primo passo, potrebbe quindi giusto essere quello di sviluppare il seguente: Disoccupazione non voluta e precariato possono esistere solo quando i posti di lavoro vengono assegnati in esclusiva a qualcuno. Quando il lavoro inerente le attività fondamentali di un Paese viene invece considerato un bene comune, e come tale viene costantemente ripartito, precariato e disoccupazione non voluta non possono che scomparire. Quando il posto di lavoro è fisso, sarebbe a dire che appartiene a qualcuno, a qualcun altro toccherà la disoccupazione. Quando il lavoro viene distribuito, c'è lavoro per tutti, sempre, e disoccupazione e precariato diventano nient'altro che un brutto ricordo del passato. E' matematico. Perché un sistema del genere non ci vede disuniti, a curare ognuno gli interessi della sua categoria, quando non proprio gli uni contro gli altri, bensì solidali perché uniti da un ampio e profondo interesse collettivo. ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() Copyright & ServiceMark Laboratorio Eudemonia. Alcuni diritti concessi Sito Web attivo fin dal 29 - WebWorks by HyperLinker |